Berlusconi voleva Peterson al Milan: Galliani racconta il retroscena

Galliani conferma che Berlusconi aveva pensato a Dan Peterson come allenatore del Milan. Il celebre coach di basket era una grande scommessa, disse no.

Berlusconi Galliani
Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno vinto tanto al Milan, ora sono al Monza (©Getty Images)

Il Milan con Silvio Berlusconi ha vissuto tre cicli vincenti importanti con tre allenatori diversi: Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancellotti. Tante vittorie e tanti bei ricordi per i tifosi.

Sacchi fu una grande intuizione dell’allora patron rossonero, rimasto ammaliato dal gioco del Parma allenato dal tecnico di Fusignano. La squadra emiliana, allora in Serie B, riuscì ad eliminare il Diavolo dalla Coppa Italia 1986/1987 vincendo a San Siro. Il suo gioco impressionò Berlusconi, spingendo a sceglierlo per la stagione successiva.


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Arrigo Sacchi Milan
Arrigo Sacchi scelto dopo il rifiuto di Dan Peterson (©Getty Images)

Ma l’ex presidente del Milan non aveva pensato solamente a Sacchi per la panchina. C’era un altro nome che lo stuzzicava molto: Dan Peterson. Nonostante si trattasse di un allenatore di pallacanestro, aveva riflettuto concretamente sulla possibilità di scommettere su di lui.

Adriano Galliani, ex amministratore delegato rossonero e storico braccio destro di Berlusconi, a La Gazzetta dello Sport ha confermato un retroscena che era già emerso qualche tempo addietro: «È vero, volevamo Peterson. Berlusconi è un innovatore e pensiamo che l’allenatore debba essere soprattutto un grande motivatore. Ritenevamo il coach un innovatore, un uomo di grande talento e credevamo che si sarebbe adattato anche al calcio. In quegli anni il basket a Milano vinceva le Coppe dei Campioni, lui ci disse di no e abbiamo preso Arrigo Sacchi. È andata bene comunque».

Galliani ribadisce che lui e Berlusconi avevano avuto la pazza idea di prendere Peterson dall’Olimpia Milano, dove il coach americano allenava e vinceva, per metterlo sulla panchina del Milan. L’operazione non è andata in porto, però è normale chiedersi come sarebbe andata la storia se fosse toccato a lui e non a Sacchi guidare la squadra rossonera.

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