Milan, ricavi in calo | Champions necessaria: il dato

I numeri scoperti da Repubblica sul calo dei ricavi in casa Milan, con una massa debitoria guaribile solo con gli introiti Uefa.

Milan ricavi Champions
Ivan Gazidis e Paolo Maldini (foto acmilan)

Da mesi ormai si parla della qualificazione in Champions League come obiettivo assoluto del Milan in questa stagione.

Nonostante i rossoneri abbiano occupato la prima posizione in classifica per settimane, facendo parlare anche di concreta ipotesi Scudetto, il club ha sempre e solo parlato di un ritorno nella massima competizione europea come traguardo fondamentale.

Il motivo è duplice: c’è sicuramente una questione relativa al prestigio storico del Milan, che manca da troppi anni all’appuntamento Champions. Ma soprattutto una questione economica rilevante, che potrebbe migliorare sensibilmente con la qualificazione alla coppa dalle ‘grandi orecchie’.


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Oggi il quotidiano La Repubblica ha spiegato nel dettaglio, a livello prettamente finanziario, il motivo per cui quest’anno diventa fondamentale per il Milan qualificarsi in Champions League.

Il bilancio milanista da anni è in rosso, per via di investimenti esagerati e spesso sbagliati, ma anche per il calo netto dei ricavi. Tale abbassamento è dovuto di recente anche alla pandemia mondiale da Covid-19, che ha costretto i club calcistici a fare i conti con una crisi generale.

I ricavi da sponsor e dal mercato sono dunque in calo. Basti pensare che a livello di operazioni in entrata ed in uscita il Milan conta uno sbilancio di 20,8 milioni di euro. Numeri non così allarmanti, se si pensa che il club è riuscito, con l’abbassamento del monte ingaggi, a far calare il debito generale fino a 105 milioni.

La parola magica, non solo per il Milan, resta Champions League. Qualificandosi alla fase a gironi 2021-2022 i rossoneri conterebbero un introito di base già vicino ai 60 milioni di euro.

I club qualificati infatti andrebbero a guadagnare più di 15 milioni solo per la partecipazione ai gironi. A questo andrà aggiunta la fetta di market pool assegnata a ogni Federazione (per l’Italia circa 250 milioni da dividere in quattro). Senza contare i ricavi per il Ranking storico ed i bonus ottenuti per i diritti televisivi ed i risultati ottenuti nella stessa competizione.

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