Crespo: “Istanbul indelebile. Volevo il Milan, ma non mi hanno riscattato”

L’intervista a Hernan Crespo sul canale ufficiale Twitch dell’AC Milan. Tantissimi i temi trattati, dal suo passato in rossonero sino al match di domani contro il Manchester 

Hernan Crespo
Hernan Crespo con la maglia del Milan (©Getty Images)

Hernan Crespo, attaccante rossonero nella stagione 2004-2005, è intervenuto in live nella trasmissione “AC Milan talk” sul canale ufficiale Twitch del Milan. L’intervista all’argentino calza a pennello con l’attuale periodo rossonero.

Domani, i ragazzi di Pioli si scontreranno contro il Manchester United per gli ottavi di finale di Europa League. Eppure, il match in questione saprà più di Champions, dato che Manchester e Milan vantano due tra le migliori storie nel grande panorama calcistico europeo.

E lo sa bene proprio Hernan Crespo, colui che nel 2004-2005, è stato tra i più grandi protagonisti rossoneri dell’eliminazione dei Red Devils dagli ottavi di Champions League. Di questo e tanto altro, l’ormai allenatore del San Paolo, ne ha parlato sul canale Twitch del Milan.


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Le parole di Hernan Crespo

Sul Milan come club: Il sogno di qualsiasi calciatore è quello di giocare in una grande squadra come il Milan. Quando indossi una maglia così pesante devi essere all’altezza e devi farti trovare pronto. A me è andata parecchio bene”.

Cosa hai ereditato dai tuoi allenatori del passato? “È impossibile non parlare di Carlo Ancelotti. Ho avuto la fortuna di avere Ancelotti prima come allenatore del Parma, dove mi ha insegnato cose troppo importanti. Poi già maturo mi ha ripreso al Milan, e io ho provato a ripagare quello che aveva fatto per me”.

Sul non essere stato riscattato dal Milan: Questo è il calcio. La dirigenza ha fatto grande il Milan per 26 anni, hanno avuto poi l’accortezza di dire che si sono sbagliati. A me è dispiaciuto molto, sognavo la maglia del Milan quando vedevo Van Basten. Non avere la rivincita dopo Istanbul è stato pesante. Ma ora col mio percorso da allenatore mai dire mai, magari posso togliermi qualche soddisfazione”.

Qual è il segreto di Ibrahimovic per giocare anche a 40 anni?Se l’avessi scoperto mica facevo l’allenatore. Il mestiere più bello sicuramente è fare il calciatore, ora ho mille pensieri per la testa. Quando sono arrivato al Milan a luglio mi dovevo presentare per le visite mediche, arrivavo dal Chelsea. Mi sono presentato due giorni prima del raduno, ma ho trovato Milanello già pieno. Da una settimana erano lì perchè facevano il pre ritiro. Quando si vincono tanti trofei è perchè dietro c’è la cultura del lavoro. Un senso di responsabilità, di identità che ti stimolavano a fissare un’asticella altissima. C’era competizione in ogni cosa. Non è un caso che quella squadra ha fatto la storia”.

Sulle sfide di Istanbul e Atene: È stata una serata difficile da digerire e sarà per sempre così. Due anni dopo io non c’ero, ma ricordo che guardando la televisione mi sembrava un incubo quello che era successo due anni prima. Mi ha fatto piacere che quei ragazzi hanno saputo vincere. Subito dopo il match ho ricevuto messaggi di tanti ragazzi e addetti ai lavori che mi dissero “Questa coppa è anche la tua”. Pensate quanto era profondo il sentimento che ci legava. Nonostante fossi all’Inter ero ancora coinvolto nella mia storia al Milan. Lì non c’erano maglie, ma uomini che lottavano. Episodi che non potrò mai dimenticare, un regalo non al me giocatore ma al me uomo”.

Sul match di domani sera contro il Manchester:Mi è piaciuto molto il Milan a Verona, giocare e vincere nel modo in cui ha vinto con tutti gli assenti non era per niente semplice. Pioli ha tenuto il gruppo unito, ha saputo tenere alto il livello. Non è semplice. Andare all’Old Trafford è complicato, ma se il gruppo è maturo per sostenere un avversario del genere potrà esserci un salto di qualità evidente. Senza Theo, che è il miglior terzino sinistro al mondo, senza Calhanoglu, senza Rebic, non sarà semplice. Ma il Milan in Europa è di casa”.

Il Milan di oggi a quali obiettivi può ambire?Lo sapranno Pioli e Maldini sicuramente. Bisogna capire se i giocatori hanno il fuoco negli occhi e se sono in grado di convivere con le pressioni di giocare per grandi obiettivi. Io desidero il meglio per tutti loro, vorrei tornare a vedere il Milan in alto, a lottare in Europa. Non mi piaceva vedere il Milan sesto o settimo, è troppo grande per arrivare sesto o settimo, lo devono sapere tutti questo. Poi dopo si può arrivare secondi o terzi, ma non sesti o settimi. Credo che Paolo abbia già fatto e detto la sua, il fatto che ci sia lui in società tranquillizza molto”.

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