Milan, cosa è mancato contro il Liverpool: coraggio, possesso palla e… Theo Hernandez

Il Milan esce sconfitto dalla gara contro il Liverpool e abbandona l’Europa già a dicembre: analizziamo cosa non è andato per il verso giusto

Con un prestazione un po’ al di sotto delle aspettative della vigilia, il Milan perde contro un Liverpool rimaneggiato e pieno zeppo di giovani. 2-1 per i Reds il risultato finale.

Milan
Milan (©LaPresse)

Certo, anche Stefano Pioli ha dovuto fare a meno di diversi calciatori a causa di varie problematiche. Pesantissima si è rivelata l’assenza di Rafael Leao. La sua imprevedibilità e le sue accelerazioni fulminee avrebbero messo in grande difficoltà una difesa avversaria che portava la propria linea quasi nei pressi del centrocampo.

Si è comportato in maniera egregia invece Alessio Romagnoli, sempre attento ed attaccato a Divock Origi, non gli ha reso la vita facile. Anche se poi è stato lo stesso belga a decidere il match nella ripresa su una disattenzione, una delle poche da quando veste la maglia del Milan, di Fikayo Tomori che invece nel primo tempo aveva illuso il pubblico di fede milanista.


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Proviamo ad analizzare nei dettagli cosa è mancato effettivamente ai rossoneri in una partita che avrebbe permesso di proseguire l’avventura europea. Partiamo dal presupposto che entrambe le formazioni, come anticipato in apertura, presentavano inizialmente varie defezioni. Obbligate per il Milan, necessarie per il Liverpool che si è permesso il lusso di effettuare ampio turnover grazie alla qualificazione agli ottavi già ottenuta da tempo. Klopp ha mandato in campo tanti giovani, schierando come big i soli Salah, Manè e Alisson.

Nonostante questo gli ospiti hanno sempre avuto in mano il pallino del gioco, facendo girare velocemente la sfera e sfiancando così i centrocampisti rossoneri (tra tutti Tonali, sicuramente migliore in campo dei suoi ma costretto al cambio dopo un’ora di gara a causa del poco ossigeno rimasto). Il diavolo è stato sopraffatto nel possesso palla, una caratteristica che in Italia invece fa parte del DNA rossonero e che fa impazzire tutte le squadre avversarie costrette a rincorrere. Ma ieri si è visto l’esatto contrario.

Il Milan è riuscito a creare davvero poche occasioni pericolose. La rete del vantaggio è nata da una di queste situazioni, con il recupero palla nella metà campo del Liverpool e con Tonali bravo a verticalizzare subito per Ibrahimovic. Sugli sviluppi dell’angolo seguente, Tomori è stato il più lesto di tutti e ha insaccato.

Abbiamo accennato ad Ibrahimovic, ed è giusto spendere due parole sullo svedese. Inutile negarlo: non è stata una prestazione positiva la sua. Ha faticato contro un difensore dal fisico imponente come Konate, che in diverse occasioni è riuscito ad anticiparlo. Tantissime le volte in cui è stato beccato in posizione di offside dall’assistente. Diverse le critiche sui social rivolte all’attaccante rossonero, reo di non essere più l’Ibrahimovic di una volta. Ma questo, purtroppo, è inevitabile.

Theo, Franck e la differenza tra i due campionati

Altri due giocatori che hanno deluso sono stati Kessie e Theo Hernandez. Il primo si è fatto scavalcare in maniera facile ed insolita da Oxlade-Chamberlain nell’azione che ha portato al pareggio di Salah ed è stato molto impreciso nei passaggi decisivi. Si è anche fatto ipnotizzare a dieci minuti dalla fine da Alisson in quello che sarebbe stato il gol della speranza.

Theo Hernandez sembra un parente lontano del Frecciarossa che abbiamo imparato a conoscere. In difficoltà per tutta la gara su Salah, non è stato mai in grado di saltare un terzino destro avversario alle prime armi in un palcoscenico europeo. E’ vero, probabilmente non arrivava a questo match nelle migliori condizioni. Ma se vuole imporsi anche in palcoscenici più importanti queste sono le partite in cui bisogna fare la differenza. Lui non c’è riuscito. O forse non l’ha voluto. Stanco, svogliato, irriconoscibile.

Questa sconfitta fa male per il modo in cui è arrivata. Perché il Milan ha avuto diverse potenziali occasioni per trovarsi a tu per tu con Alisson grazie alla posizione altissima della difesa del Liverpool, ma nessun giocatore è mai riuscito a mettere una palla in profondità di prima intenzione alle spalle della retroguardia avversaria. Non ci è riuscito Messias, non ci è riuscito Diaz.

In chiusura è giusto parlare anche di un aspetto che non bisogna sottovalutare. Nonostante la gara giocata contro un Liverpool versione “B”, la differenza di passo e di condizione atletica è stata impressionante. Ancora una volta, sotto questo aspetto, è stato rimarcato che la Premier League è dieci, cento volte più avanti rispetto alla Serie A. Che la partita di ieri giocata a San Siro venga presa da esempio dal Milan, dall’Italia, dal campionato italiano.

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